C’è un nuova strada per produrre un film, per valorizzare il nostro territorio, le nostre location e il nostro patrimonio artistico, che tutto il mondo ci invidia: il Cineturismo. Così scriveva qualche anno fa sul Sole24ore Francesco Apolloni, autore e registra cinematografico mettendo in evidenza come il territorio possa esser considerato a tutti gli effetti un prodotto da piazzare in un film a scopo meramente economico e commerciale.
Una ricerca condotta dall’APE (Associazione Produttori Esecutivi) effettuata in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma ha dimostrato come per ogni euro speso da una produzione audiovisiva, vi sia un impatto per il territorio di quasi 4 euro. Film e programmi tv possono infatti diventare un forte elemento di costruzione d’identità di un luogo, di una città, di un territorio e, con le strategie opportune, è possibile attrarre visitatori che altrimenti non avrebbero visitato il luogo, incoraggiare i turisti che ci sono già stati a ritornare, far si che le permanenze siano più lunghe (con conseguenti spese maggiori), e ampliare il target market di una destinazione. Insomma, un vero e proprio business: studi parlano di 100 milioni di turisti che ogni anno si muovono alla ricerca dei set cinematografici.
Molti film e telefilm hanno consentito in Italia uno sviluppo del territorio sorprendente. E’ il caso di Brescello, piccolo centro nel reggiano a pochi chilometri da Guastalla ‘’in quella fettaccia di terra tra il Po’ e l’Appennino’’, divenuto meta di turisti provenienti da tutta Italia grazie al celeberrimo film di don Camillo e Peppone. L’immagine di quella zona, ha ispirato il libro, che ha ispirato il film, che a sua volta ha formato l’immagine della destinazione e plasmato l’identità del luogo. E’ così che dal 1952, anno della prima pellicola, che Brescello ha sancito la sua imperitura immortalità. L’uso attento dell’immagine del film ha portato ad avere un numero costante di visitatori nell’arco di ben 25 anni (si parla di 30-40 000 visitatori l’anno). Il merito è soprattutto della cittadina che ha saputo sfruttare al meglio la fama del film non solo con la creazione del museo situato in un ex convento benedettino, nonchè sede della celeberrima Casa del Popolo durante le riprese (e questo ha permesso anche di salvare una vera e propria opera d’arte), ma per rivivere l’atmosfera del film si può arrivare a Brescello in treno con la locomotiva a vapore, proprio come quella che spesso usavano i due protagonisti. Una volta giunti alla stazione, che ha conservato pressoché immutata l’immagine mostrata nel film, i turisti sono accolti dalla banda e, in corteo, raggiungono la piazza principale.
E per la pausa pranzo? Semplice, si va alla trattoria di Don Camillo e Peppone dove si può bere il vino di Peppone (rigorosamente rosso!) e assaggiare i tortellini di Don Camillo.
A questo si aggiunge il merchandising: dal carro armato in miniatura protagonista di una famosa scena del film ai dolci di Don Camillo e Peppone…insomma grazie a questo film, ma soprattutto all’abilità di saper sfruttare al meglio la pubblicità ad esso connessa, Brescello riesce ad avere ancora introiti importanti.
Un altro straordinario esempio di placement territoriale riguarda la fiction ‘’Elisa di Rivombrosa’’. Grande il successo dello sceneggiato: oltre 10 milioni di telespettatori hanno seguito la puntata finale, in cui si scioglievano i nodi dell’amore impossibile tra il conte Fabrizio Ristori e la sua bella Elisa Scalzi nel Piemonte sabaudo e settecentesco. Il castello dove è stata girata la fiction è stato letteralmente preso d’assalto dai turisti, il cui numero a un anno dalla fiction è lievitato dai 1500 ai 70/80 000 l’anno. Una volta visitato il castello di Agliè, c’è la possibilità di fare un giro sulla carrozza di Elisa, comprare le riproduzioni dei gioielli della protagonista e, se ci si vuole fermare a mangiar qualcosa, nei menù dei ristoranti locali sono comparsi i ‘’piatti tipici di Elisa’’. Dal nulla (visto che la bella protagonista della fiction non è mai esistita) si è creato un vero e proprio mito.
Due esempi che dimostrano quanto il placement territoriale, con le strategie opportune, sia in grado di generare occupazione e indotto economico.