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I 4 ELEMENTI PER VALUTARE UN PRODUCT PLACEMENT: la chiarezza dell’inserimento

2 Giu

La chiarezza dell’inserimento della marca nel contesto d’intrattenmento riveste un ruolo particolare nel determinare l’impatto del product placement sul ricordo. Gli aspetti da considerare per valutarla sono:

– la presentazione della marca con il proprio nome e con il proprio marchio (essenziale quando la marca è recenete e poco conosciuta, meno importante quando i segni distintivi della marca sono già fortemente identificabili dal consumatore);

– la nitidezza percettiva della marca, ossia il fatto che il nome della marca risulti leggibile nel modo più naturale possibile, nel caso di uno  screen placement, o  perfettamente udibile nel caso di un inserimento verbale;

– la percezione totale della marca da un punto di vista uditivo e visivo;

– l’inserimento della marca all’interno di una scena in modo dinamico invece che statico;

– la presenza della marca nella scena in modo esclusivo, senza cioè che debbba condividere l’attenzione dello spettatore con altre marche.

Esempio tratto da ”I,robot” (Alex Proyas, 2004):.

Il protagonista estrae un paio di scarpe Converse dalla scatola maneggiandole con cura

Mentre si infila le scarpe viene fatto un primo piano sulle Converse All Stars

Il protagonista mostra le sue scarpe declamandone marca e modello

Se dal punto di vista della chiarezza dell’inserimento si tratta di un ottimo product placement, può essere valutato nello stesso modo considerando la connessione della marca (Converse All Star) all’interno del contesto di intrattenimento?

Obiettivo del prossimo post sarà proprio quello di approfondire quest’altro importante elemento (definito come ”plot connection”), da considerare per effettuare un’adeguata valutazione del product placement.

I 4 ELEMENTI PER VALUTARE UN PRODUCT PLACEMENT: la modalità di presentazione della marca

31 Mag

In questo post e nei prossimi vorrei proporvi quelli che per me sono i 4 elementi fondamentali per valutare un product placement.

Primo tra tutti è valutare la modalità di presentazione di un product placement. Russel individua, sulla base dei canali sensoriali dello spettatore attivati dallo stimolo del product placement, tre fondamentali modalità di presentazione:

solo visiva, denominata screen placement: contribuisce a definire il contesto nel quale la storia si svolge, poichè l’impiego di prodotti di marca può rendere il set più realistico;

– solo uditiva, denominata script placement: che comporta la citazione verbale da parte di un personaggio o di una voce fuori campo del nome della marrca ed eventualmente delle sue caratteristiche, senza mostrare il prodotto sullo schermo; consente di trasmettere attaverso i dialighi informazioni semantiche significative, che spesso risultano caratterizzate, rispetto alla stimolazione visiva, da una maggiore intrusività e dalla capacità di suscitare nell’individuo un più attivo stato di attenzione;

– una combinazione audiovisiva, che mostra una marca e allo stesso tempo ne cita il nome o prevede un messaggio uditivo che la riguarda.

Esempio di combinazione audiovisiva (e, come vedremo più avanti ottimo esempio di product integration): Colazione da Tiffany

 

 

Le diverse modalità di presentazione della marca risultano importanti nel denominare l’efficacia del product placement, in quanto possono rendere lo stimolo ricco di significato per l’individuo e, poichè solo gli stimoli più significativi vengono integrati nella struttura cognitiva presente in memoria, possono consentire al messaggio implicito nel product placement di essere elaborato in modo più approfondito, generando maggiore ricordo e persuasione.

Nella prassi la modalità visiva risulta essere quella pù utilizzata frequentemente, nonostante esista il rischio che gli spettatori non prestino attenzione o non ricordino la presenza della marca sulla scena in assenza di un rinforzo uditivo; la modalità di presentazione combinata ovviamente supera questo problema, ma si rileva evidentemente più costosa per l’impresa e più difficilmente adattabile alle esigenze della specifica marca.

Prada by Roman Polanski: il cortometraggio presentato al Festival di Cannes

23 Mag

Al Festival di Cannes è arrivato anche un cortometraggio diretto da Roman Polanski e sponsorizzato da Prada. Un tocco di moda si è andato quindi ad aggiungere alla Selezione Classici della 65ª edizione della kermesse cinematografica, sezione in cui il filmato breve è stato presentato lo scorso lunedì.

Essendo un filmato prodotto dalla casa di moda italiana, oltre ai due attori il protagonista è anche un abito, un cappotto viola che diventa un vero e proprio personaggio aggiunto della storia. Più che una semplice pubblicità, più che un semplice product placement, una piccola chicca dal sapore fortemente cinematografico.

<LINK fonte>

Festival di Cannes: un supermercato di immagini

18 Mag

Se credete che Cannes sia una kermesse dedicata ai film, vi sbagliate di grosso: Cannes è un colossale supermercato di immagine, con tutto quel che ne consegue, o per meglio dire che lo precede e su cui si focalizza l’attenzione di tutti: lo stile degli attori, dall’abito al gioiello alla petttinatura. Fate due conti, ma ogni star ha almeno 10 occasioni per apparire (cene di gala e di beneficenza, presentazioni di film, spiaggia, shopping, barca…), e altrettante ne hanno gli sponsor: per tutti, un’ineguagliabile opportunità di mettersi in mostra.

Rispetto alla selezione dei film in concorso, la sfida fra maison di moda, gioielli e accessori è a tutti gli effetti la seconda kermesse, e non la meno importante, come si può dedurre anche dall’elenco degli sponsor di questa edizione del festival: Chopard e L’Oréal, oltre a Swarovski, che per i partecipanti alla rassegna ha disegnato 1800 gioielli, e Gucci, che presenterà la versione restaurata di C’era una volta in America di Sergio Leone con la Martin Scorsese’s Film Foundation, seguita da una cena all’hotel du Cap. L’aspetto più nuovo del Festival di Cannes di quest’anno, che è purtroppo quello più drammatico per la moda italiana, è che le attrici in gara, in giuria o previste fra le ospiti sono già tutte griffate da case di moda francesi: Kristen Stewart, inteprete femminile della nuova versione cinematografica di On the road di Jack Kerouac, diretta da Walter Salles, è la testimonial del nuovo profumo di Balenciaga, mentre Tilda Swinton, che un paio di anni fa percorse il tappeto rosso della Mostra del Cinema di Venezia in Alberta Ferretti e che a Cannes aprirà il festival come protagonista della nuova pellicola di Wes Anderson (regista prediletto dalla moda, peraltro) è diventata la musa di Haider Ackermann.
Nutritissima appare anche la falange delle adepte al verbo di Chanel, da Nicole Kidman (due film in gara) a Kirsten Dunst, tutte a vario titolo testimonial di prodotti o linee griffate dalla doppia C, a dimostrazione che investire sulla star “giusta”, che non vuol dire l’attricetta del momento, ma quella interessante e brava sul serio, è importante non solo per un produttore cinematografico, ma anche per le aziende della moda.

Se case di moda italiane come Ferragamo per gli accessori o Armani per gli smoking vengono ancora indossate dalle star, per molti altri, soprattutto quei molti non particolarmente versati nella creazione di abiti da sera ma consci delle delle opportunità di ritorno mediatico che offre , l’opportunità di Cannes, o di qualsiasi altro Festival, rischia di trasformarsi in un’opportunità mancata.  Nessuno forse l’ha mai calcolato ma le migliaia di pagine stampa e web che l’abito azzeccato può generare sono probabilmente superiori, in termini di impatto e di ritorno di immagine a quelli di una campagna pubblicitaria su scala mondiale. Certamente superiori al product placement spesso rozzo e mal integrato presente in molti film.

Il product placement che non ci piace: una canzone su cinque sono presenti riferimenti all’alcol

12 Mag

Del problema dell’alcol tra i giovani se ne parla sempre più spesso, e non solo nei salotti televisivi. Dall’ottava  Relazione al Parlamento pubblicata dal Ministero della Salute emergono dati preoccupanti: nel giro di 15 anni sarebbero addirittura raddoppiati i giovani consumatori di alcol ed è in aumento il cosiddetto binge drinking, la pratica di consumare diverse bevande alcoliche in un breve arco di tempo.

Un crescente numero di ricerche sembra indicare che il consumo di alcol è legato non solo a particolari fattori socio-culturali e connesso ad alcuni tratti di personalità, ma mettono in evidenza la forte influenza esercitata dai mass-media. L’esposizione a certi contenuti mass-mediali costituirebbe infatti uno dei fattori più forti in grado di determinare il consumo di alcol fra i giovanissimi.

In una recente ricerca condotta dei ricercatori dell’Università di Pittsburgh (B. A. Primack; E.Nuzzo, 2011), dopo aver preso dal Billboard Magazine le canzoni più popolari tra il 2005 e il 2007, hanno analizzato le parole di ciascuna delle 793 canzoni, individuando riferimenti riguardanti prodotti alcolici e brand ad essi associati. Tra quasi 800 canzoni nel 21% dei casi è contenuto un riferimento esplicito ad un drink alcolico e, tra questi,  nel 24%  delle canzoni è contenuto il nome di una specifica marca di alcolici.

Questa ricerca, pur presentando evidenti limiti (primo tra tutti la non generalizzabilità dei risultati al di fuori degli Stati Uniti), ci mostra come in una canzone su cinque sono presenti riferimenti espliciti all’uso di alcol e queste apparizioni sono solitamente associate ad uno stile di vita caratterizzato da ricchezza, sesso, violenza ed uso di sostanze stupefacenti.

Vista l’influenza che i mass-media possono esercitare sui giovani e sul loro stile di vita, ritengo che un product placement che inciti i giovani all’uso di alcol e ad adottare comportamenti che possono avere anche gravi conseguenze sulla loro salute sia solo da condannare.

Come dicevo in un recente post, la mia idea di product placement è ben lontana da questa. Mi piacerebbe che venisse utilizzato per influenzare le persone ad adottare stili di vita sani, equilibrati e non di certo a mettere in atto comportamenti nocivi alla salute. Un product placement che non ci voglia solo ”vendere” un prodotto ma aiutarci, spingerci a vivere meglio.

A presto,

Eleonora.

To Rome with Love: placement territoriale firmato Woody Allen

17 Apr

 

Ieri sera a Roma si è tenuta l’anteprima mondiale del nuovo film di Woody Allen, To Rome with Love. Continua così il viaggio del regista newyorkese tra le più belle città europee, sempre pronte a dare il loro contributo economico pur di essere da lui ritratte. Dopo Londra (Machpoint, Scoop, Sogni e delitti) e Barcellona (Vicky Cristina Barcelona), l’anno scorso era stato il turno di Parigi con Paris in Midnight, film apprezzato sia dalla critica che dal pubblico. Un viaggio artistico di ben sette anni che è giunto ora nel cuore della città eterna.

Il film ha richiesto l’allestimento in più di 70 location della capitale e non mancano anche vistosi product placement degli investitori italiani, tra cui Lancia.

Woody nella conferenza di ieri confessa che questo è il suo omaggio al cinema italiano e la dimostrazione d’affetto che tutti in America hanno per l’Italia,  così bella, calorosa e paese che ha dato un grande contributo alla cultura.

Molti però i dubbi dei cinefili: altro film cartolina o ritorno al vero cinema alleniano?

Ai posteri ardua sentenza..Di certo si tratta di una bella pubblicità per Roma. Lo stesso Benigni, in un’intervista, ha sottolineato come il grande regista sia riuscito ad offrire un’immagine straordinaria, poetica dell’Italia nel mondo, narrandone le sue bellezze in maniera sublime.

A presto,

Eleonora.

Scherzi a parte: censurati alcuni episodi girati sulle navi Costa

2 Apr

Dopo tre anni di assenza questa sera torna su Canale 5 Scherzi a parte condotto da Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. Lo show parte però ad handicap: oltre alle nuove vittime con i relativi scherzi quest’anno è previsto il riciclo dei migliori scherzi degli anni passati. E non sarebbe un’operazione nostalgica, ma un sistema per evitare una brutta figura. Alcuni dei nuovi filmati infatti, sarebbero stati girati sulle navi di Costa Crociere in seguito ad un accorto ad hoc tra Mediaset e la compagnia ma, dopo la tragedia della Costa Concordia, la produzione sarebbe intenzionata a non mandarli in onda. Un product placement di certo poco adatto, su disgrazie di questa portata non si può scherzare.

A presto,

Eleonora

”Dal product placement al branded entertainment”

26 Mar

 

Il 28-29 marzo si terrà un seminario all’Università Cattolica del Sacro Cuore riguardante il product placemen. Sarà tenuto da esperti del settore e docenti universitari, alcuni dei quali ho avuto modo di conoscere nel mio percorso formativo.

Vi lascio il LINK della brochure.

A presto,

Eleonora.

Award for Overall Product Placement: anche quest’anno la vittoria della Apple

1 Mar

 

scena tratta dal film di Will Gluck, ''Amici di letto'' (2011)Vi sembra di vedere continuamente prodotti Apple in film/telefilm americani? La vostra non è di certo un’impressione sbagliata. Per la seconda volta Apple infatti è stata incoronata come l’azienda più presente sul grande schermo: si stima che i suoi prodotti compaiano circa nel 42,5%  dei film americani di primo piano (e secondo gli analisti la cifra è destinata a lievitare).

Al secondo posto della classifica troviamo Ford, Dell e Chevrolet (22,5%) e scendendo Coca-Cola, Cadillac e Mercedes-benz (17.5%)

Il risultato è ancora più sorprendente se si pensa che i prodotti di Steve Jobs sono comparsi tra gli anni 20012 e 2011 in più di un terzo (129 su 374) di tutti i Top Film degli USA ed è seconda solo a Ford, che con apparizioni in 153 film su 374, è leader assoluto negli ultimi 10 anni. Al terzo posto Coca-Cola.

Ma la cosa più curiosa è che Apple non paga affatto per comparire nei film! Secondo una ricerca di Front Row Analytics i prodotti della Apple sono apparsi per ben cinque minuti di tempo in Mission Impossible 4, per un valore di circa 23 milioni di dollari..

A presto,

Eleonora.

<link della FONTE>

Martini: shaken, not stirred

26 Feb

Ieri sera mentre guardavo Agente 007 – la morte può attendere,  ho pensato di proporvi il caso di una delle aziende che deve gran parte del suo successo al product placement: Martini.

Gerardo Corvi (2004) lo definisce ‘’un caso unico nella storia del product placement alcolico’’, il cui successo è legato soprattutto al fatto che è il più famoso marchio ad avere un cocktail che porta il suo stesso nome. Questo infatti ha permesso a Martini non solo di sfruttare i classici posizionamenti sui portaceneri , sui cartelloni (Fuga in Francia del 1948 e La mano dello straniero del 1953 entrambi  di Mario Soldati) e sulle bottiglie (I vitelloni di Federico Fellini, 1953), ma anche di essere uno dei cocktail bevuti dai protagonisti dei più famosi film americani. Corvi ci fa una lista dei film in cui si chiede, si prepara e si beve Martini: Tu partirai con me (Don Hartman, 1949), Il padre della sposa (Vincente Minelli, 1950), Harvey (Henry Koster, 1950), Eva contro Eva (Joseph l.Mankiewicz, 1950), Il delitto perfetto (Alfred Hitchcock, 1954), Quando la moglie va in vacanza (Billy Wilder, 1960). Ma è stato anche il cocktail preferito di importanti protagonisti del Novecento: nel ’43 Roosvelt lo offrì a Stalin, poi fu il turno di Nikita, che nel ’61 lo offrì  a Kennedy (definendolo l’arma più potente degli Stati Uniti). Adorato da personaggi leggendari come Cary Grant, Winston Churcill, Truman Capote e Francis Scott Fitzgerald. Non c’è niente d’aggiungere, la classe di questo drink ha segnato un’epoca.

Diventa ben presto simbolo della Grande Mela soprattutto grazie a lui, James Bond, che inizia a bersi Martini, rigorosamente “agitato, non mescolato”, in Licenza di uccidere (Terence Young, 1963), rendendo il cocktail una vera e propria icona di stile.

Purtroppo ne La morte può attendere questo pezzo di storia viene sostituito da un più sguaiato mojito (chissà quanto ha sborsato Bacardi per prendere il posto del concorrente!)… Non sarà un caso che secondo una ricerca londinese è il cocktail cubano ora a detenere il primo posto nella classifica dei cocktail più venduti.

A presto,

Eleonora.